Il nostro viaggio alla scoperta
delle vicende passate dell’hockey su ghiaccio torinese si addentra ora in uno
dei capitoli più controversi, ma anche interessanti, della storia italiana,
ovvero il periodo fascista.
Il racconto delle partite, delle
vittorie e delle sconfitte della sezione hockeystica del Gruppo Universitario
Fascista di Torino ci permetterà di scoprire interessanti risvolti storici, in
quanto il regime mussoliniano, sempre desideroso di azione, vedeva nello sport
sia un modello che un efficace strumento di propaganda, soprattutto tra i più
giovani.
Uno dei principali obiettivi del governo
fascista era quello di educare sia fisicamente che moralmente i giovani italiani,
affinché si formassero quali cittadini fedeli al regime mussoliniano e soldati
forti e vigorosi. La pratica dello sport era dunque incentivata, tant’è che
proprio nel periodo fascista venne introdotto nelle scuole l’obbligo
dell’insegnamento dell’educazione fisica, vennero istituite diverse
organizzazioni per la diffusione della pratica sportiva, vennero costruiti
nuovi impianti sportivi (tra i quali, ad esempio, il celebre stadio Benito Mussolini
di Torino, divenuto successivamente stadio Comunale ed ora stadio Olimpico) e
gli atleti di maggior successo vennero esaltati dalla stampa quali modelli in
grado di dare lustro all'Italia e, quindi, al regime.
Proprio sulla spinta di tale
fervore propagandistico vennero istituiti nelle varie città italiane, a partire
dal 1920, i Gruppi Universitari Fascisti (G.U.F.). Essi costituivano l’articolazione
universitaria del Partito Nazionale Fascista. L’iscrizione a tali gruppi era
volontaria ed era consentita ai giovani di età ricompresa tra i 18 e i 28 anni,
che fossero iscritti ad un’università, ad un istituto superiore, ad
un’accademia militare o all'Accademia Fascista della Gioventù Italiana del
Littorio (ovvero un’accademia dedita all'insegnamento dell’educazione fisica). Nonostante l'istituzione dei G.U.F. fosse dovuta ad esigenze propagandistiche del regime, è tuttavia curioso notare come il alcuni casi proprio all'interno di tali organizzazioni studentesche si svilupparono anche correnti di pensiero antifasciste.
L’attività dei Gruppi
Universitari Fascisti era di natura culturale, politica, assistenziale ed anche
sportiva e culminava con l’organizzazione e la partecipazione ai Littoriali
dello Sport, a quelli della Cultura e dell’Arte o a quelli del Lavoro.
I Littoriali consistevano in un
insieme di competizioni sportive o concorsi intellettuali o attitudinali,
svoltisi a cadenza annuale dal 1932 al 1940, a cui potevano partecipare gli
iscritti ai vari Gruppi Universitari Fascisti. I vincitori, denominati “Littori
d’Italia”, ricevevano in premio un distintivo d’oro riproducente la “M” di
Mussolini, oltre a premi in denaro, incarichi nelle organizzazioni del Partito
Nazionale Fascista e – limitatamente ai Littoriali del Lavoro – assunzioni in
aziende con incarichi di prestigio. Oltre alla classifica individuale per le
singole discipline, ad ogni edizione dei Littoriali veniva stilata anche una
classifica a punti che comprendeva i risultati raggiunti da tutti i membri di
ciascun Gruppo Universitario Fascista partecipante, al fine di assegnare anche
il titolo di G.U.F. “littore”.
Proprio all'organizzazione dei Littoriali
si deve la nascita in seno al Gruppo Universitario Fascista di Torino di una
sezione dedicata all'hockey su ghiaccio.
Nel corso dell’anno 1932 venne
infatti assegnato al G.U.F. di Torino l’incarico di organizzare la seconda
edizione dei giochi littoriali invernali, che si sarebbero svolti l’anno
successivo nella prescelta sede di Bardonecchia (TO). Nel corso di tale
edizione i Littoriali, inizialmente dedicati ai soli sport su neve, vennero estesi
anche alle competizioni su ghiaccio.
A tal fine, oltre a diversi altri
impianti tra cui una pista di bob lungo le pendici del monte Colomion, venne
allestita nella cittadina piemontese un’avveniristica ed enorme patinoire, estesa per 160 metri di
lunghezza e 60 di larghezza (n.b.: al fine di consentire la comprensione della
vastità di tale specchio di ghiaccio, si consideri che le dimensioni
regolamentari di una pista di hockey in base al regolamento IIHF sono 60 metri
di lunghezza per 26/30 metri di larghezza).
Detta patinoire, denominata Stadio Littorio, venne realizzata nella parte
inferiore della località Campo Principe, a sinistra della strada che conduce a
borgata Melezet, poco oltre il ponte sul torrente Rho. A fianco della pista
venne costruito uno chalet, avente ai
lati due vastissime tribune coperte in legno, capaci di ospitare migliaia di
spettatori.
Con lo scopo di allestire una
formazione che potesse partecipare a tutte le discipline inserite nel nuovo
calendario dei Littoriali invernali, il G.U.F. di Torino (già attivo a
decorrere dagli anni venti del secolo scorso in diverse discipline, tra le
quali eccellevano quelle dedicate alla pallacanestro ed al rugby) istituì
una’apposita sezione dedicata all'hockey su ghiaccio. Al fine di reclutare
nuovi giocatori interessati, il Gruppo Universitario Fascista pubblicò anche
alcuni annunci sul quotidiano La Stampa, istituendo un apposito tesseramento
presso i propri uffici.
L’esordio hockeystico del G.U.F.
Torino non fu però favorito dalle condizioni atmosferiche (data l’assenza, in
quegli anni, di una pista artificiale in città). Le temperature miti e,
conseguentemente, la mancanza di ghiaccio a Torino, ridussero al minimo le
possibilità di allenamento per la squadra universitaria, costringendola anche a
rinunciare ad un’amichevole programmata per l’inizio del mese di gennaio 1933
contro il Gruppo Universitario Fascista di Milano.
Di conseguenza, il primo incontro
in assoluto disputato dalla formazione universitaria torinese avvenne solo 9
giorni prima dell’inaugurazione dei Littoriali della Neve e del Ghiaccio 1933.
Domenica 15 gennaio 1933, sulla pista dello Stadio Littorio di Bardonecchia, i
torinesi disputarono un’amichevole contro i padroni di casa dell’Hockey Club
Bardonecchia, venendo sconfitti per 1-0.
Una seconda amichevole venne
disputata la domenica successiva, 22 gennaio 1933, allorquando i goliardi
torinesi pareggiarono per 0-0 con la più esperta formazione del Circolo
Pattinatori del Valentino. Tale incontro, disputato sulla pista di Corso IV
Novembre a Torino, ebbe un considerevole risvolto storico, in quanto fu
l’ultimo match giocato dal Circolo Pattinatori del Valentino, formazione a cui
si deve la nascita dell’hockey su ghiaccio italiano, avvenuta nel lontano 1908.
La cronaca dell’incontro tratta
dai giornali dell’epoca descrive senza mezzi termini lo stato di forma delle
due compagini torinesi: “abbiamo visto
entrare in gioco, sul campo in buone condizioni di ghiaccio, le due squadre non
a posto, né per quanto riguarda energia né per quanto riguarda tecnica. Il
gioco si è svolto svogliato e liscio, senza alcuna fase degna di nota se si
eccettua il rilievo di qualche giocatore, tanto d’una come dell’altra squadra,
che si è fatto notare a causa della scadente uniformità d’azione del complesso
di uomini in campo. Difatti il risultato di punti segnati sta a dimostrare non
la bravura dei giocatori ma, in questo caso, la loro mancanza di ardore
combattivo, di sistema e di forma. Passaggi a caso, cadute evitabilissime,
uomini non al loro posto, tutto un complesso che non ha soddisfatto. Vero che
le formazioni non erano state preparate con uomini di vecchia scuola e,
vogliamo dire con questo, con uomini istruiti e allenati come si dovrebbe” (La
Stampa, 23 gennaio 1933). Insomma, non fu certamente una partita epica!!
Oltre al ridotto allenamento ed
al conseguente ritardo di preparazione, un’altra difficoltà che dovette
affrontare la sezione hockeystica del G.U.F. Torino fu il divieto di schierare
ai Littoriali del 1933 il proprio miglior atleta, ovvero il difensore Baroni.
Tale giocatore, infatti, considerato tra i migliori in Italia, era già stato
convocato nella nostra nazionale di hockey su ghiaccio e, perciò, non poteva
partecipare ai Littoriali in tale disciplina. Baroni, tuttavia, non si
accontentò di fare da spettatore ai Littoriali di Bardonecchia, iscrivendosi
invece alle prove di pattinaggio di velocità (disputate sulle distanze di 500
m, 1.500 m e 5.000 m).
I convocati della squadra di
hockey del G.U.F. Torino per i Littoriali del 1933 furono i seguenti discatori:
Cellini, Arnoldi, Sasserò, Lanza, Grassi, Sella, Beltrami, Ubertalli, Giachero
e Gillardi. Tra di essi vi erano dei veri e propri atleti poliedrici, in quanto
Lanza e Gillardi parteciparono anche alle competizioni di pattinaggio di
velocità, mentre Sassernò si iscrisse alle gare di sci alpino. Erano certamente
altri tempi, in cui gli sportivi non avevano ancora raggiunto i livelli di specializzazione
dei giorni nostri!
Nonostante le sopra citate difficoltà,
l’esordio dei goliardi torinesi ai Littoriali di Bardonecchia fu un vero
trionfo!! Il G.U.F. Torino, infatti, si impose con un roboante 7-0 sul Gruppo
Universitario Fascista di Padova nell’incontro di qualificazione, disputato
mercoledì 25 gennaio 1933. Lasciamo alle cronache dell’epoca il racconto della
partita: “Il primo tempo dell’incontro di
disco sul ghiaccio, arbitrato dal milanese Benni, è terminato a favore dei
torinesi che ottenevano due punti, mentre i padovani, anch'essi alle prime armi
come i goliardi romani, per quanto abbiano giocato con grande ardore, non
riuscivano a segnare alcuna porta. Nella ripresa, il portiere padovano, molto
sicuro, parava colpi su colpi mentre Guarnieri si prodigava spostandosi continuamente
dalla difesa all'attacco. Ma i torinesi, più sicuri sul disco e più ordinati
nelle loro azioni offensive, riuscivano a cogliere altri cinque punti, vincendo
così l’incontro per 7 a 0” (La Stampa della Sera, 25 – 26 gennaio 1933).
I lettori più attenti avranno
notato che l’articolo di giornale appena citato descrive solo due tempi della
partita tra i G.U.F. di Torino e Padova; il giornalista non si sarà dimenticato
di assistere al terzo tempo tempo di gioco?!?! La risposta è negativa… infatti,
nei primi decenni di storia del nostro amato sport le partite di hockey in
Italia venivano svolte sulla distanza di due soli tempi regolamentari, anziché gli
attuali tre.
Nonostante il brillante esordio,
il cammino dei discatori torinesi ai Littoriali del 1933 venne tuttavia
sfavorito dal sorteggio degli accoppiamenti di semifinale. I piemontesi,
infatti, dovettero fronteggiarsi con la più forte formazione iscritta al
torneo, ovvero il G.U.F. Milano. A prevalere nella semifinale, disputata
giovedì 26 gennaio 1933, furono i meneghini per 5 reti a 0. I torinesi,
tuttavia, si rifecero con gli interessi nella finalina giocata venerdì 27
gennaio 1933. In tale occasione i nostri concittadini si imposero addirittura
per 13 a 0 contro il G.U.F. di Bologna, conquistando così il terzo posto finale.
Le cronache dell’epoca ci hanno
tramandato un’efficace disamina della prima avventura hockeystica torinese ai
Littoriali della Neve e del Ghiaccio: “si
è svolto poi, sotto l’arbitraggio del milanese Medri, l’incontro di disco sul
ghiaccio per la conquista del terzo posto nella classifica finale tra le
squadre di Torino e Bologna. Il Guf di Torino ha sconfitto la rappresentativa
bolognese per 13 a 0. I punti sono stati segnati: nel primo tempo da Gillardi
al 5’, da Sella al 12’, 13’ e 17’; nella ripresa da Sella al 1’, Arnoldi a 4’;
Lanza al 12’; 14’ e 14’3’’; Stella al 15’; Arnoldi al 17’; Sassernò al 19’. Di
questi 13 punti, due sono stati ottenuti su mischia, gli altri in seguito a
tiri dopo azioni a <<zeta>> della prima linea o a conclusione di
azioni individuali. […] La classifica finale è, per ora, la seguente: 3)
Torino, 4) Bologna, 5) Roma, 6) Padova. A giustificare la non brillante
posizione della squadra di Torino bisogna dire che essa, indubbiamente la
migliore dopo quella di Milano, non è stata favorita dal sorteggio delle
eliminatorie. Solo così Genova, che non ha alcuna probabilità di battere domani
la squadra milanese, ha potuto conquistare il secondo posto in classifica” (La
Stampa, 28 gennaio 1933).
A sovvertire i pronostici ci pensò però l’abbondante nevicata caduta sopra Bardonecchia il giorno della finale. La partita non venne disputata e, da quanto è stato possibile rinvenire attraverso i giornali dell’epoca, sembra non sia mai stata recuperata.
A sovvertire i pronostici ci pensò però l’abbondante nevicata caduta sopra Bardonecchia il giorno della finale. La partita non venne disputata e, da quanto è stato possibile rinvenire attraverso i giornali dell’epoca, sembra non sia mai stata recuperata.
Quanto alla classifica generale a squadre, comprensiva di tutti i risultati relativi alle varie discipline disputate nel corso dei Littoriali della Neve e del Ghiaccio 1933, il titolo di G.U.F. Littore venne assegnato ex aequo alle selezioni di Torino e Milano. In particolare, i
sabaudi raccolsero i migliori risultati nelle discipline sciistiche, mentre i
meneghini ebbero maggior successo negli sport su ghiaccio.
Il 29 gennaio 1933, dinanzi al
Segretario del Partito Nazionale Fascista e Presidente del Comitato Olimpico
Nazionale Italiano, Achille Starace, si svolse la cerimonia di chiusura dei giochi
littoriali. Gli sforzi della città di Bardonecchia e del G.U.F. organizzatore
di Torino vennero premiati dal successo, sia in termini di iscritti e di
pubblico che di attenzione mediatica, che seppe raccogliere la manifestazione.
Nella località piemontese, vestita a festa per l’occasione, dal 24 al 29
gennaio 1933 si confrontarono tra loro oltre 400 atleti di ambo i sessi, provenienti
dalle università di tutta Italia, tra cui figurarono anche rappresentanze di città
certamente inusuali per gli sport invernali, quali Sassari, Napoli, Messina e
Catania.
Quanto invece all'attività della sezione
hockeystica del G.U.F. Torino, questa, pur essendo cominciata in prospettiva dell’organizzazione dei
giochi casalinghi, proseguì con nuove ed avvincenti partite anche dopo la
conclusione dei Littoriali del 1933, come approfondiremo nei prossimi articoli
sulla storia dell’hockey su ghiaccio torinese.