lunedì 14 luglio 2014

Quando l’hockey si intreccia con la storia… il Gruppo Universitario Fascista ed i Littoriali di Bardonecchia

Il nostro viaggio alla scoperta delle vicende passate dell’hockey su ghiaccio torinese si addentra ora in uno dei capitoli più controversi, ma anche interessanti, della storia italiana, ovvero il periodo fascista.

Il racconto delle partite, delle vittorie e delle sconfitte della sezione hockeystica del Gruppo Universitario Fascista di Torino ci permetterà di scoprire interessanti risvolti storici, in quanto il regime mussoliniano, sempre desideroso di azione, vedeva nello sport sia un modello che un efficace strumento di propaganda, soprattutto tra i più giovani.

Uno dei principali obiettivi del governo fascista era quello di educare sia fisicamente che moralmente i giovani italiani, affinché si formassero quali cittadini fedeli al regime mussoliniano e soldati forti e vigorosi. La pratica dello sport era dunque incentivata, tant’è che proprio nel periodo fascista venne introdotto nelle scuole l’obbligo dell’insegnamento dell’educazione fisica, vennero istituite diverse organizzazioni per la diffusione della pratica sportiva, vennero costruiti nuovi impianti sportivi (tra i quali, ad esempio, il celebre stadio Benito Mussolini di Torino, divenuto successivamente stadio Comunale ed ora stadio Olimpico) e gli atleti di maggior successo vennero esaltati dalla stampa quali modelli in grado di dare lustro all'Italia e, quindi, al regime.

Proprio sulla spinta di tale fervore propagandistico vennero istituiti nelle varie città italiane, a partire dal 1920, i Gruppi Universitari Fascisti (G.U.F.). Essi costituivano l’articolazione universitaria del Partito Nazionale Fascista. L’iscrizione a tali gruppi era volontaria ed era consentita ai giovani di età ricompresa tra i 18 e i 28 anni, che fossero iscritti ad un’università, ad un istituto superiore, ad un’accademia militare o all'Accademia Fascista della Gioventù Italiana del Littorio (ovvero un’accademia dedita all'insegnamento dell’educazione fisica). Nonostante l'istituzione dei G.U.F. fosse dovuta ad esigenze propagandistiche del regime, è tuttavia curioso notare come il alcuni casi proprio all'interno di tali organizzazioni studentesche si svilupparono anche correnti di pensiero antifasciste.

L’attività dei Gruppi Universitari Fascisti era di natura culturale, politica, assistenziale ed anche sportiva e culminava con l’organizzazione e la partecipazione ai Littoriali dello Sport, a quelli della Cultura e dell’Arte o a quelli del Lavoro.

I Littoriali consistevano in un insieme di competizioni sportive o concorsi intellettuali o attitudinali, svoltisi a cadenza annuale dal 1932 al 1940, a cui potevano partecipare gli iscritti ai vari Gruppi Universitari Fascisti. I vincitori, denominati “Littori d’Italia”, ricevevano in premio un distintivo d’oro riproducente la “M” di Mussolini, oltre a premi in denaro, incarichi nelle organizzazioni del Partito Nazionale Fascista e – limitatamente ai Littoriali del Lavoro – assunzioni in aziende con incarichi di prestigio. Oltre alla classifica individuale per le singole discipline, ad ogni edizione dei Littoriali veniva stilata anche una classifica a punti che comprendeva i risultati raggiunti da tutti i membri di ciascun Gruppo Universitario Fascista partecipante, al fine di assegnare anche il titolo di G.U.F. “littore”.

Proprio all'organizzazione dei Littoriali si deve la nascita in seno al Gruppo Universitario Fascista di Torino di una sezione dedicata all'hockey su ghiaccio.

Nel corso dell’anno 1932 venne infatti assegnato al G.U.F. di Torino l’incarico di organizzare la seconda edizione dei giochi littoriali invernali, che si sarebbero svolti l’anno successivo nella prescelta sede di Bardonecchia (TO). Nel corso di tale edizione i Littoriali, inizialmente dedicati ai soli sport su neve, vennero estesi anche alle competizioni su ghiaccio.

A tal fine, oltre a diversi altri impianti tra cui una pista di bob lungo le pendici del monte Colomion, venne allestita nella cittadina piemontese un’avveniristica ed enorme patinoire, estesa per 160 metri di lunghezza e 60 di larghezza (n.b.: al fine di consentire la comprensione della vastità di tale specchio di ghiaccio, si consideri che le dimensioni regolamentari di una pista di hockey in base al regolamento IIHF sono 60 metri di lunghezza per 26/30 metri di larghezza).

Detta patinoire, denominata Stadio Littorio, venne realizzata nella parte inferiore della località Campo Principe, a sinistra della strada che conduce a borgata Melezet, poco oltre il ponte sul torrente Rho. A fianco della pista venne costruito uno chalet, avente ai lati due vastissime tribune coperte in legno, capaci di ospitare migliaia di spettatori. 

Con lo scopo di allestire una formazione che potesse partecipare a tutte le discipline inserite nel nuovo calendario dei Littoriali invernali, il G.U.F. di Torino (già attivo a decorrere dagli anni venti del secolo scorso in diverse discipline, tra le quali eccellevano quelle dedicate alla pallacanestro ed al rugby) istituì una’apposita sezione dedicata all'hockey su ghiaccio. Al fine di reclutare nuovi giocatori interessati, il Gruppo Universitario Fascista pubblicò anche alcuni annunci sul quotidiano La Stampa, istituendo un apposito tesseramento presso i propri uffici.

L’esordio hockeystico del G.U.F. Torino non fu però favorito dalle condizioni atmosferiche (data l’assenza, in quegli anni, di una pista artificiale in città). Le temperature miti e, conseguentemente, la mancanza di ghiaccio a Torino, ridussero al minimo le possibilità di allenamento per la squadra universitaria, costringendola anche a rinunciare ad un’amichevole programmata per l’inizio del mese di gennaio 1933 contro il Gruppo Universitario Fascista di Milano.

Di conseguenza, il primo incontro in assoluto disputato dalla formazione universitaria torinese avvenne solo 9 giorni prima dell’inaugurazione dei Littoriali della Neve e del Ghiaccio 1933. Domenica 15 gennaio 1933, sulla pista dello Stadio Littorio di Bardonecchia, i torinesi disputarono un’amichevole contro i padroni di casa dell’Hockey Club Bardonecchia, venendo sconfitti per 1-0.

Una seconda amichevole venne disputata la domenica successiva, 22 gennaio 1933, allorquando i goliardi torinesi pareggiarono per 0-0 con la più esperta formazione del Circolo Pattinatori del Valentino. Tale incontro, disputato sulla pista di Corso IV Novembre a Torino, ebbe un considerevole risvolto storico, in quanto fu l’ultimo match giocato dal Circolo Pattinatori del Valentino, formazione a cui si deve la nascita dell’hockey su ghiaccio italiano, avvenuta nel lontano 1908.

La cronaca dell’incontro tratta dai giornali dell’epoca descrive senza mezzi termini lo stato di forma delle due compagini torinesi: “abbiamo visto entrare in gioco, sul campo in buone condizioni di ghiaccio, le due squadre non a posto, né per quanto riguarda energia né per quanto riguarda tecnica. Il gioco si è svolto svogliato e liscio, senza alcuna fase degna di nota se si eccettua il rilievo di qualche giocatore, tanto d’una come dell’altra squadra, che si è fatto notare a causa della scadente uniformità d’azione del complesso di uomini in campo. Difatti il risultato di punti segnati sta a dimostrare non la bravura dei giocatori ma, in questo caso, la loro mancanza di ardore combattivo, di sistema e di forma. Passaggi a caso, cadute evitabilissime, uomini non al loro posto, tutto un complesso che non ha soddisfatto. Vero che le formazioni non erano state preparate con uomini di vecchia scuola e, vogliamo dire con questo, con uomini istruiti e allenati come si dovrebbe” (La Stampa, 23 gennaio 1933). Insomma, non fu certamente una partita epica!!

Oltre al ridotto allenamento ed al conseguente ritardo di preparazione, un’altra difficoltà che dovette affrontare la sezione hockeystica del G.U.F. Torino fu il divieto di schierare ai Littoriali del 1933 il proprio miglior atleta, ovvero il difensore Baroni. Tale giocatore, infatti, considerato tra i migliori in Italia, era già stato convocato nella nostra nazionale di hockey su ghiaccio e, perciò, non poteva partecipare ai Littoriali in tale disciplina. Baroni, tuttavia, non si accontentò di fare da spettatore ai Littoriali di Bardonecchia, iscrivendosi invece alle prove di pattinaggio di velocità (disputate sulle distanze di 500 m, 1.500 m e 5.000 m).

I convocati della squadra di hockey del G.U.F. Torino per i Littoriali del 1933 furono i seguenti discatori: Cellini, Arnoldi, Sasserò, Lanza, Grassi, Sella, Beltrami, Ubertalli, Giachero e Gillardi. Tra di essi vi erano dei veri e propri atleti poliedrici, in quanto Lanza e Gillardi parteciparono anche alle competizioni di pattinaggio di velocità, mentre Sassernò si iscrisse alle gare di sci alpino. Erano certamente altri tempi, in cui gli sportivi non avevano ancora raggiunto i livelli di specializzazione dei giorni nostri!

Nonostante le sopra citate difficoltà, l’esordio dei goliardi torinesi ai Littoriali di Bardonecchia fu un vero trionfo!! Il G.U.F. Torino, infatti, si impose con un roboante 7-0 sul Gruppo Universitario Fascista di Padova nell’incontro di qualificazione, disputato mercoledì 25 gennaio 1933. Lasciamo alle cronache dell’epoca il racconto della partita: “Il primo tempo dell’incontro di disco sul ghiaccio, arbitrato dal milanese Benni, è terminato a favore dei torinesi che ottenevano due punti, mentre i padovani, anch'essi alle prime armi come i goliardi romani, per quanto abbiano giocato con grande ardore, non riuscivano a segnare alcuna porta. Nella ripresa, il portiere padovano, molto sicuro, parava colpi su colpi mentre Guarnieri si prodigava spostandosi continuamente dalla difesa all'attacco. Ma i torinesi, più sicuri sul disco e più ordinati nelle loro azioni offensive, riuscivano a cogliere altri cinque punti, vincendo così l’incontro per 7 a 0” (La Stampa della Sera, 25 – 26 gennaio 1933).

I lettori più attenti avranno notato che l’articolo di giornale appena citato descrive solo due tempi della partita tra i G.U.F. di Torino e Padova; il giornalista non si sarà dimenticato di assistere al terzo tempo tempo di gioco?!?! La risposta è negativa… infatti, nei primi decenni di storia del nostro amato sport le partite di hockey in Italia venivano svolte sulla distanza di due soli tempi regolamentari, anziché gli attuali tre.

Nonostante il brillante esordio, il cammino dei discatori torinesi ai Littoriali del 1933 venne tuttavia sfavorito dal sorteggio degli accoppiamenti di semifinale. I piemontesi, infatti, dovettero fronteggiarsi con la più forte formazione iscritta al torneo, ovvero il G.U.F. Milano. A prevalere nella semifinale, disputata giovedì 26 gennaio 1933, furono i meneghini per 5 reti a 0. I torinesi, tuttavia, si rifecero con gli interessi nella finalina giocata venerdì 27 gennaio 1933. In tale occasione i nostri concittadini si imposero addirittura per 13 a 0 contro il G.U.F. di Bologna, conquistando così il terzo posto finale.

Le cronache dell’epoca ci hanno tramandato un’efficace disamina della prima avventura hockeystica torinese ai Littoriali della Neve e del Ghiaccio: “si è svolto poi, sotto l’arbitraggio del milanese Medri, l’incontro di disco sul ghiaccio per la conquista del terzo posto nella classifica finale tra le squadre di Torino e Bologna. Il Guf di Torino ha sconfitto la rappresentativa bolognese per 13 a 0. I punti sono stati segnati: nel primo tempo da Gillardi al 5’, da Sella al 12’, 13’ e 17’; nella ripresa da Sella al 1’, Arnoldi a 4’; Lanza al 12’; 14’ e 14’3’’; Stella al 15’; Arnoldi al 17’; Sassernò al 19’. Di questi 13 punti, due sono stati ottenuti su mischia, gli altri in seguito a tiri dopo azioni a <<zeta>> della prima linea o a conclusione di azioni individuali. […] La classifica finale è, per ora, la seguente: 3) Torino, 4) Bologna, 5) Roma, 6) Padova. A giustificare la non brillante posizione della squadra di Torino bisogna dire che essa, indubbiamente la migliore dopo quella di Milano, non è stata favorita dal sorteggio delle eliminatorie. Solo così Genova, che non ha alcuna probabilità di battere domani la squadra milanese, ha potuto conquistare il secondo posto in classifica” (La Stampa, 28 gennaio 1933).

A sovvertire i pronostici ci pensò però l’abbondante nevicata caduta sopra Bardonecchia il giorno della finale. La partita non venne disputata e, da quanto è stato possibile rinvenire attraverso i giornali dell’epoca, sembra non sia mai stata recuperata.

Quanto alla classifica generale a squadre, comprensiva di tutti i risultati relativi alle varie discipline disputate nel corso dei Littoriali della Neve e del Ghiaccio 1933, il titolo di G.U.F. Littore venne assegnato ex aequo alle selezioni di Torino e Milano. In particolare, i sabaudi raccolsero i migliori risultati nelle discipline sciistiche, mentre i meneghini ebbero maggior successo negli sport su ghiaccio.

Il 29 gennaio 1933, dinanzi al Segretario del Partito Nazionale Fascista e Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Achille Starace, si svolse la cerimonia di chiusura dei giochi littoriali. Gli sforzi della città di Bardonecchia e del G.U.F. organizzatore di Torino vennero premiati dal successo, sia in termini di iscritti e di pubblico che di attenzione mediatica, che seppe raccogliere la manifestazione. Nella località piemontese, vestita a festa per l’occasione, dal 24 al 29 gennaio 1933 si confrontarono tra loro oltre 400 atleti di ambo i sessi, provenienti dalle università di tutta Italia, tra cui figurarono anche rappresentanze di città certamente inusuali per gli sport invernali, quali Sassari, Napoli, Messina e Catania.

Quanto invece all'attività della sezione hockeystica del G.U.F. Torino, questa, pur essendo cominciata in prospettiva dell’organizzazione dei giochi casalinghi, proseguì con nuove ed avvincenti partite anche dopo la conclusione dei Littoriali del 1933, come approfondiremo nei prossimi articoli sulla storia dell’hockey su ghiaccio torinese.

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